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20 Gennaio 2023

22 Gennaio

 Chiamati ad essere discepoli, tutte le voci con tutta la voce, per dire la Parola: יֵשׁוּעַ (Yeshu'a)/Gesù

Dopo che il Battista fu arrestato, hanno fermato la voce, ma la Parola continua a camminare, a farsi proposta di cambiamento e del Regno.  

יֵשׁוּעַ (Yeshu'a) Gesù, vede e chiama. Non togliendo l’identità e la storia delle persone, ma cambiando il fine della loro azione che è dare vita all’umanità, trarre fuori gli uomini da situazione di morte, di buio dell’esistenza, da reti gettate o ritirate in una routine stanca e priva di passione. 

Il Maestro vede delle persone con dei nomi, coppie di fratelli, e li chiama. Il Regno si basa su una comunità fraterna, che lascia i padri per il Padre, che segue il Maestro sulle orme delle beatitudini, attraverso città e villaggi, cioè gli insediamenti umani, per farsi voce della Parola che libera e sana la vita, mostrando la presenza del Regno, ossia dell’amore di Dio, che si fa vicino e tangibile come un abbraccio.


Padre Claudio Marcello Ciccillo: 

19 Gennaio 2023

Silentium, il grembo della Parola

Il silenzio è un tema caro alla tradizione monastica e a San Benedetto che gli dedica il capitolo 6 della Regola. 

Il silenzio non è fine a sé stesso ma è orientato all’ascolto. Il discepolo è chiamato a tacere e ascoltare, le parole e gli insegnamenti del Maestro, della Sacra Scrittura e della Regola. Ascoltare le parole del Maestro vuol dire innanzitutto rottura con le altri voci, insegnamenti della mondanità, per prestare ascolto e nutrirsi della Parola, per seguirne e mettere in pratica gli insegnamenti di vita, al fine di intraprendere un cammino di conversio morum, conversione, cambiamento di vita, di punto di riferimento, di scala di valori, di interessi, di gusti, non più obbedienti agli idoli ma al Dio vero. 

Silenzio che va coltivato e custodito sia esteriormente che interiormente, dando attenzione ad esso non solo tacendo, ossia non emettendo parole ma anche nei gesti e nel corpo per non propagare rumore negli ambienti. 

Il silenzio è habitat per intraprendere un percorso di interiorizzazione ovvero conoscenza di sé, adempiendo il comando di Dio ad Abramo: Lech-Lecha ( לֶךְ-לְךָ ), va’! 

Per te, dentro te, per incontrare gli angeli ed i demoni che hanno domicilio in noi, per poi essere liberi di incontrare il volto di Dio e non le proiezioni del nostro io. 

Silenzio che è grembo della preghiera, respiro della vita interiore in cui si percepisce la voce di respiro leggero, la presenza dell’Altissimo, Silenzio avvertito come spazio necessario per l’ascolto accogliente dell’altro, senza subissarlo di parole che creano muri e bloccano le relazioni.  

Benedetto parla del silenzio usando due termini che dicono il tacere, il chiudere la bocca, l’assenza di parole, strumento utile per non cadere nel chiacchiericcio, nel giudizio, nel peccato della lingua che uccide più della spada

Silentium da silere che dice silenzio di parole, ma anche di quiete, silenzio di tutto ciò che toglie pace, che crea affanno, agitazione, e Taciturnitas, che richiama la discretio, ossia quell’attenzione intelligente, discernimento che ci fa gestare e filtrare parole e gesti perché siano nutrienti e veri a servizio della carità e della vita. 

San Benedetto parla di un silenzio del corpo ossia di consapevolezza nei gesti e negli sguardi per non inquinare di rumore e di pensieri rumorosi gli ambienti del monastero e le menti dei monaci distogliendo gli altri e sé stessi dalla preghiera continua e dalla custodia del cuore. 

La neve al Cerbaiolo ci faccia rientrare in noi, assaporando il silenzio, il tacere delle parole per dare ascolto alla Parola, all’eremo di farsi voce, di un silenzio sottile come la neve.

17 Gennaio 2023

Il monachesimo

I monaci: contestatori del mito dell'efficienza, cercatori dell'Assoluto



Oggi la Chiesa celebra la festa liturgica di Sant’Antonio Abate, considerato Padre del monachesimo e del monachesimo anacoretico/eremitico in particolare. 

È opportuno fare una riflessione sul monachesimo e sulla sua importanza per la nostra società. Lungo i secoli è stato percepito come fuga mundi, collocato nel deserto, inteso come luogo irraggiungibile e non interessante per il potere dominante. 

I monaci non si allontanavano dall' umanità ma dalla mondanità. Da raggiungere per sé e come proposta per tutti, attraverso un cammino di unificazione, l’armonia perduta a causa del peccato. Diventare umani, divenendo armonici, riconciliati con sé stessi e con il tutto. 

Cammino che passa attraverso l’ascesi (palestra), fatica che attraverso il silenzio, la solitudine, digiuno, veglie, ecc. cerca di modellare le proprie passioni mettendole a servizio della costruzione della propria armonia

La marginalità del monaco rispetto la società, dice la distanza necessaria per creare uno spazio di dialogo che implica un cammino da fare.

Si deve capire che cosa vuole essere il monachesimo e il suo scopo. Quando si vuole definire qualcosa di solito si parte sempre dal fare, dalla operatività che rende visibile, il monachesimo ha una identità nascosta, non data dal fare, ma dalla gratuita', nel senso che non hanno attività specifiche, un ruolo funzionale nella Chiesa. 

Il monachesimo è gratuità assoluta, unicità inspiegabile, puro segno nella Chiesa e nel mondo. Il monachesimo si è focalizzato sull’unum necessarium che combacia con il fine ultimo dell’essere umano, 

Assoluto presente nell’attrarre e assente, mai totalmente arrivato. Nel cammino il monaco è chiamato a spogliarsi/denudarsi per dare spazio e sentire in maniera più forte la voce dell’Assoluto, lasciando andare tutto ciò che inquina, disturba, camuffa tale voce, e cerca un metodo cioè qualcosa che lo aiuti a rimanere in contatto con quel richiamo. 

Il monaco è un cercatore costante: e un at-tendere, un essere proteso verso l’Assoluto. 

Il monachesimo richiama alla sobrietà, Siamo pieni e ossessionati di bisogni, poco protesi ai desideri, che ci chiamano a domandarci che cosa è davvero necessario per vivere, necessità di essenzialità e leggerezza, 

Si rischia di ridurre la propria vita a delle cose. Possedere è il contrario di ringraziare, ci impedisce di essere attenti alle dimensioni che ci danno senso, che rispondono alla vita con pienezza.

Usciti dalla sindrome del fare, dell’accumulare, emerge la dimensione dell’io profondo, della vera natura, la saggezza, che richiama la dimensione dell'Oltre, dell'affidamento, dell'abbandono, della preghiera, del silenzio, della vita pura.

P. Claudio, eremita di Cerbaiolo - oblato camaldolese

15 Gennaio 2023

15 Gennaio

La Parola narra del Battesimo del Signore, Gesù si fa solidale con le fragilità ed i sogni dell’umanità, uomo fra gli uomini.

Uscito dall'acqua, prende consapevolezza della sua messianicità, cieli aperti, cioè squarciati, mai più chiusi e lo Spirito che si posa su di Lui, in segno di eterna alleanza fra Dio e l’uomo, della vita che si dona in abbondanza, dando a tutti e a ciascuno la possibilità di diventare figli nel Figlio.

Prediletti dal Padre.

La Storia
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