
29 Gennaio
28 Gennaio 2023
La Candelòra
2 Febbraio 2023testuale: קול דממה דקה, Qòl demamah daqqah ( 1 Re 19,12)
Il versetto è nel racconto del ciclo del profeta Elia, profeta dell'Assoluto di Dio, Adonai Echad. Elia come nella etimologia del nome stesso Eliyyah: colui che afferma che IHWH, è l’unico ed il solo Signore, contro l’arroganza della regina Gezabele che voleva imporre il culto a Baal e agli idoli, degli dei estranei ad Israele, vuoti e senza vita.
Elia lotta e cerca di richiamare anche con gesti forti il popolo alla vera fede, ma sente la fatica e lo scoraggiamento, il desiderio di abbandonare la sua missione. Dio lo nutre e lo accompagna verso l’/Sinai, per ridare Parola alla profezia, slancio, senso, obiettivo ai suoi passi, per tirarlo fuori dalla caverna, dall’isolamento, dalla paura, dal fallimento.
Elia ritorna alle origini, alla fonte della fede, l’Oreb, monte della rivelazione a Mosè e delle dieci parole, luogo della rivelazione di Dio. Si ferma e si raccoglie per abitarsi, ascoltare la vita, il proprio respiro, le ferite.
Percepisce all’esterno della caverna, cioè con consapevolezza, i vari moti della sua anima.
Il vento, che spacca monti e pietre, immagine dell’azione dettata dalla forza di volontà, quella volontà di potenza che diventa aggressiva, distruttrice.
Il terremoto, che richiama quei movimenti emotivi, che continuamente agitano la vita, senza dare stabilità, possibilità di costruire, punti fermi che orientano.
Infine, il fuoco, simbolo della passionalità. Quel fuoco che brucia senza dare continuità all’azione, alle scelte, alle esperienze.
Dio non è in questi fenomeni.
Voce di un silenzio sottile, il Signore è nel respiro lieve, nel Silenzio, perché il suo Nome è Silenzio, IHWH, è solo consonanti, impronunciabile, non chiuso in un concetto, idea, catalogabile nelle forme, immagini e categorie umane.
Dio è silenzio sottile che parla al silenzio, è vita nuda che si dice senza parole, voce che nello Spirito tocca le corde dello spirito umano e diventa melodia, canto come quello degli angeli che nel silenzio di parole pregano e lodano l’Eterno.
Perché silentium Tibi laus: il silenzio è per l’Altissimo lode.
p. Claudio eremita oblato camaldolese