(Coppo di Marcovaldo, Gesù benedicente , part. - a. 1260-70, mosaico, Battistero - Firenze - fonte: Wikicommons)
La Parola ci dona, anche quest' anno, la benedizione di Dio al popolo d’Israele che si trova nel libro dei Numeri 6, 22- 27 e ripresa da San Francesco per frate Leone.
Benedizione / berakha / בְּרָכָה / dire bene.
Lasciamo le parole vuote, quelle che umiliano e uccidono, quelle volgari e urlate, quelle violente e che tolgono dignità. Ridiamo alla parola la dignità dell'uomo, la forza creatrice che nutre e rialza e porta avanti la vita. Diventiamo benedizione, per l’anno che viene, berakha, che mostri un nuovo inizio / bereshit. Noi dobbiamo essere la novità, il cambiamento, la nascita del nuovo mondo, più umano e quindi divino.
Il buon anno inizia da una buona vita, quando tra il dire e il fare c’è di mezzo il cominciare.
Dalle scelte consapevoli e responsabili, vissute con fedeltà e lealtà nei confronti del mondo, si conferma l’alleanza / berit fra Dio è l’uomo, chiamato a coltivare e custodire la vita. Alleanza che ci impegna a portare avanti l’opera della creazione, ad essere attenti alla vita in tutte le sue forme e manifestazioni perché chiamata ad essere dal grido di Dio e dalle sue mani. Alleanza che in Gesù affratella gli uomini, e ci fa misericordia, cioè ci unisce dalle viscere.
Ripuliamo il volto degli uomini, per riportare alla luce il volto di Dio, i lineamenti dell’Eterno che fa' di ogni uomo un capolavoro. Tracciamo sul mondo la benedizione, perché sia una dolce carezza, che lasci il profumo e il segno della Shalom / שלום, cioè della pienezza di vita e di gioia, possibilità come la tenerezza a portata di mano, che rompe l’isolamento e ogni situazione che toglie respiro e ammala la vita.
Scegliamo di essere benedizione, grido che nella notte dell’anno in uscita annuncia il nuovo giorno di Dio, anno di grazia e del Signore.
Buon anno 2023 a tutti!
Dio sia con voi,
ha Shem immakhem,
שאלוהים יהיה איתכם