Giosuè Carducci

Nell'Agosto del 1867 il poeta passò un lungo periodo di villeggiatura a Pieve Santo Stefano.

Compì cavalcate fino alla Verna e alle sorgenti del Tevere, fu ospite della famiglia Corazzini in Bulciano e dell'Eremo di Cerbaiolo, che ritrasse come un gigante che si affretta alla caccia, nella ode "Agli amici della Pieve", poi diventata "Agli amici della valle Tiberina", e raccolta nell'opera "Giambi ed epodi".

(…)

E tu che al cielo, Cerbaiol, riguardi

Discendendo da i balzi d’Apennin,

Come gigante che svegliato tardi

S’affretta in caccia e interroga il mattin

 

Tu ancor m’arridi. E, quando a i freschi venti

Di su l’aride carte anelerà

L’anima stanca, a voi, poggi fiorenti,

Balze austere e felici, a voi verrà.

(…)

 


(tratto da: Poesie di Giosuè Carducci. Bologna, Zanichelli, 1906.)

Agosto 1944

Le truppe tedesche in ritirata si assestano sulle cime dell'Appennino. La "Linea Gotica" passa sopra Cerbaiolo.

Gli stessi fotografi militari al seguito della 10a divisione indiana rimasero stupiti nell'osservare lo scempio compiuto a Pieve Santo Stefano dai guastatori germanici:

“Sembra impossibile trovare una spiegazione plausibile per questa distruzione intenzionale, a meno che i tedeschi non abbiano inteso privare di un ricovero i pochissimi soldati britannici che avrebbero alloggiato nel paese come truppe di supporto”. 

Ogni costruzione è rasa al suolo, il bestiame disperso o macellato. Famiglie intere deportate verso nord, prima in Romagna e poi nel mantovano.

Cerbaiolo non ne va esente. Ogni caposaldo che domina la valle, ha ai piedi una larga fascia di terra bruciata, campi minati e rovine. E' la fine del borgo e della parrocchia della frazione.